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La pensione cinese di Jackson Martinez

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Da uomo mercato nel grande calcio europeo a pensionato di lusso in Cina, nel giro di pochi mesi: la storia di Jackson Martinez si potrebbe sintetizzare così. Ma l’operazione che ha portato il ventinovenne colombiano al Guangzhou Evergrande, dove avrà come compagno di reparto nientemeno che Robinho, si presta a considerazioni che vanno oltre le cifre dell’operazione, pur clamorose: 42 milioni di euro all’Atletico Madrid, che nell’estate scorsa lo aveva pagato al Porto 35 milioni (in concorrenza anche il Milan) e un ingaggio netto di oltre 12 milioni l’anno. Tutto questo per un attaccante che in Portogallo ha fatto bene ma che in Spagna, le poche volte in cui Simeone ha creduto in lui, ha senza mezzi termini fallito.

Primo: la Cina, non da ieri, ha deciso di investire pesantemente sul calcio come strumento di consenso. Non lo fa alla qatariota, attraverso fondi sovrani e aziende pubbliche, ma di solito con aziende private bisognose di buoni rapporti con lo Stato: la squadra in cui è finito Martinez è di un’immobiliare che lavora molto con enti pubblici e del famoso Alibaba di Jack Ma, leader nell’e-commerce locale (e un sito, si sa, può essere spento in un attimo in un paese dove perfino Google e Facebook sono dovuti scendere a patti con il partito unico). Secondo: come anche la Premier League ha dimostrato e sta dimostrando, non è che avere soldi illimitati a disposizione aumenti il numero dei fuoriclasse sul pianeta. Di Cristiano Ronaldo, Messi e Ibrahimovic ce ne sono sempre pochissimi. Quindi l’aumento del numero di campionati ricchi non fa altro che aumentare gli ingaggi dei giocatori medi, quelli che tecnicamente spostano zero.

Terzo: il pubblico è paragonabile alla nostra serie A, circa 22mila spettatori di media la scorsa stagione con punte di quasi 46mila proprio per il Guangzhou Evergrande, quindi queste ‘pazzie’ di mercato si innestano comunque in un movimento che ha basi reali. Quarto: l’Europa sottovaluta il suo potere mediatico, per un fuoriclasse assoluto sarà sempre più conveniente giocare nel Barcellona, recuperando con l’indotto quanto perso con l’ingaggio, che scomparire dai radar in Cina. Discorso che a maggior ragione vale per la classe media, con la Cina che diventa un’opzione credibile per monetizzare ma soltanto quando ci si avvicina alla trentina. Del resto soltanto pochi anni fa la stella del campionato era Darìo Conca. Gli stessi cinesi vivono con il mito del calcio europeo, strapagando i suoi scarti. Quinto: i soldi aiutano ad ambientarsi in qualsiasi contesto, ma in Cina non è comunque facile e per i giocatori neri la situazione è peggiore che in un paesello polacco o ucraino. Diversamente Lippi, trattato come Marco Polo, sarebbe ancora al Guangzhou (adesso allenato da Scolari), con Diamanti e Gilardino.

Twitter @StefanoOlivari


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